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Il Jagannatha Vallabha Vedic Research Center nasce in India, a Jagannatha Puri, nel 1995 come iniziativa di studio e ricerca sulla cultura, filosofia, religione e spiritualità dell'India antica, allo scopo di divulgarne la conoscenza in maniera indipendente e obiettiva, libera da ogni settarismo.

 

Si tratta di un lavoro importante e urgente, anche se talvolta sottovalutato da molti per mancanza di informazione, perché i principi sui quali era basata l'antica civiltà indiana rimangono quanto mai moderni e pratici, e anzi costituiscono la soluzione degli attuali problemi del genere umano.

 

L'applicazione di tali principi porta il perfetto equilibrio e l'integrazione armoniosa tra materia e spirito, rigore scientifico ed emozione, piacere sensuale e serenità, e le altre apparenti dualità del mondo.

Durante il periodo vedico, e ancora per molti secoli più tardi, l'India rimase famosa come la terra più felice, prospera e pacifica in assoluto: un vasto territorio di favolose ricchezze, popolato da saggi e potenti maghi.

Nel suo periodo d'oro la sua civiltà si diffuse fino all'Iran e a Singapore stabilendo centri e colonie nei vari territori in modo pacifico, senza guerre di conquista, semplicemente offrendo ai popoli indigeni un modo migliore di vivere.

I suoi mercanti viaggiavano per mare fino in Cina e in Egitto, utilizzando i venti monsonici e le correnti favorevoli, e tornavano a casa trasportando molti viaggiatori ansiosi di studiare nelle sue università.

 

Nonostante le molte invasioni e aggressioni subite dal territorio indiano, nonostante i massacri e la distruzione sistematica di università, biblioteche, templi e centri di cultura e spiritualità, per chi sa cercare esiste ancora una vasta ricchezza di sapere e saggezza, preservata da linee familiari e monastiche, che si sta risvegliando per poter sopravvivere all'ultimo attacco, che ci minaccia ormai a livello globale.

 

Il pericolo non viene soltanto dalla globalizzazione della cultura consumeristica-commerciale di modello occidentale, dal risorgimento dei fondamentalismi intolleranti abramici, o dal nichilismo cinico e disperato di chi non vede soluzioni alla galoppante degradazione del genere umano.

 

I movimenti religiosi, le organizzazioni e le scuole filosofiche e accademiche che oggi studiano e insegnano la tradizione vedica tendono a presentare una prospettiva della conoscenza magari corretta ma di parte, senza permettere al ricercatore di verificare il contesto, sviluppare una visione d'insieme multidimensionale e sperimentare l'applicazione dei concetti appresi portandoli al livello pratico della realizzazione personale.

 

Questo problema è particolarmente grave nelle istituzioni accademiche in cui lo studio della tradizione vedica viene affrontato da un'angolazione coloniale, cioè aliena e ostile, tesa a dimostrare dei difetti nella civiltà vedica anche quando sarebbero invece inesistenti, allo scopo di stabilire la superiorità della propria ideologia - laica, atea o basata su altra fede.

 

Non è facile trovare una presentazione adeguata della conoscenza vedica nemmeno tra coloro che si considerano fedeli seguaci delle sue scritture, poiché nel corso del tempo la cultura originaria indiana ha subito sovrapposizioni e distorsioni causate dalle influenze culturali, religiose e sociali che si sono accumulate a partire dal VII secolo dell'era corrente, a causa delle invasioni e dominazioni islamica e cristiana (portoghese, britannica e francese).

 

E' però ancora possibile. Vi invitiamo a partecipare direttamente a questa meravigliosa impresa.